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mercoledì 19 giugno 2013

Boom

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Il telefono sta insistentemente squillando da ormai 3 minuti, decido di lasciarlo fare tranquillamente.
Mi piace quella suoneria, quella classica suoneria tipica di un telefono nokia dell’età della pietra.
Mi ricorda il primo “ti amo” che lui mi ha detto in quella notte d’estate, dopo aver lasciato il telefono squillare 2-3 volte a causa dell’indecisione.
Stavolta non voglio rispondere. So già cosa mi aspetta. Qualche predica, probabilmente, o qualche insulto.
Rispondo, meglio che io risponda, non ho voglia di tenermi sulla coscienza altri rimpianti.
Prendo il telefono in mano, lo osservo un’altra volta, il suo nome lampeggia continuamente a ritmo di quel suono che adesso inizia a diventare insopportabile.
Mi butto sul letto mentre sento la suoneria allontanarsi da me, dissolversi in una nube di speranze acide che adesso inizia a riposare sui miei occhi i quali lentamente si fanno lucidi.
Sento un qualcosa frantumarsi contro il muro. E’ tempo di cambiare telefono.
Stringo il cuscino immaginando che esso racchiuda tutto l’amore del mondo, lo stringo cercando di sentire le voci di chi soffre per amore, di chi ama pur soffrendo, cercando di rendere le loro parole parte di me.
Sassolini contro il vetro.
Mio fratello, quel ragazzino che non vorrà mai crescere, deve sempre trovare il modo di distruggere lo specchio sonoro che si crea nella mia camera.
Mi affaccio alla finestra e sfortunatamente non è mio fratello.
- Salgo io o scendi tu? – mi chiede con inaudita tranquillità.
Lo guardo insicura.
- Sali tu – gli rispondo con una voce tremolante.
Mi siedo sulle scale e lo aspetto.
Sembrano attimi infiniti.
Parla con mia madre, la saluta, scoppia qualche leggera risata d’imbarazzo.
Sale le scale con passi silenziosi, il suo respiro si addentra nella mia mente con timida ferocia.
- Sono qui – mi dice sorridendo. – Voglio parlarti e farti una domanda, ti spiace? – mi porge la sua mano chiedendomi di alzarmi.
- Ad alternative o con svolgimento? – sento il mio respiro che inizia a perdere quel chiasso che inizialmente dai polmoni faceva circolare in corpo.
- Devi solo dire: sì o no.
Ci sediamo a terra, poggio la testa sul suo petto.
- Vuoi continuare? – mi chiede con voce sicura e densa di tranquillità.
- Continuare cosa? – sento i suoi battiti circolare sulla mia guancia ed entrarmi lentamente nella pelle.
- Questa storia – risponde rilasciando la mano che precedentemente mi aveva stretto.
Non rispondo. Mi limito ad ascoltare i suoi battiti che lentamente si stanno appropriando della mia pelle.
- Non lo so- mormoro.
I battiti del suo cuore si fanno un po’ più veloci, li sento accarezzare con violenta innocenza i miei respiri, fanno un rumore assordante, simili a quello della punta di un coltello che percorre una lastra di vetro.
- Vuoi continuare o no? – mi chiede nuovamente mentre il suo cuore aumenta ancor più la frequenza del rilascio di battiti.
- Io... – sento il suono della sua insicurezza scontrarsi contro le pareti del mio cuore, suono energico, colmo di voglia di buttare a terra una porta della quale fino a pochi mesi fa ne possedeva le chiavi, un intenso boato colmo di vuoto.
- Rispondo io – mi dice con voce rassicurante, accarezzandomi i capelli.
Sento il rumore di mille pensieri, il battito di centinaia di cuori, il mio respiro stridere con il suo, il silenzio assordante di un “No”e la freschezza di una lama che mi trafigge il cuore rilasciando tutti i suoni del mondo.
Silenzio.


venerdì 14 giugno 2013

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Sai com'è vedersi il futuro sgretolarsi davanti ai tuoi occhi? Vedere la tua passione trasformarsi in qualcosa di vuoto e nemico? Sai com'è stendersi sul letto e pensare che sarebbe molto meglio non risvegliarsi più?
Sono sicura che questo è un tipico pensiero adolescenziale, o meglio dire il mio, tipico, pensiero.

Cerchi qualcuno che ti aiuti a rialzarti, ma non trovi nessuno, qualcuno che ti faccia sorridere, ti faccia vivere di inspiri tutti i problemi per poi espiri in una risata e ti insegni a respirare nuovamente.
Mi sento sola, sola come chi ha bisogno del mondo e allo stesso tempo lo rifiuta. Mi sento sola come chi non ha mai meritato la compagnia di nessuno, mi sento sola come chi ha cercato di vivere la sua adolescenza come un adulto, mi sento sola come chi all'amore non vuole più crederci.

Un fresco venticello gioca con la tenda della finestra.
Mi viene in mente il tuo essere giocherellone, le tue battute, il tuo affetto.
Iniziano a riaffiorare ricordi, uno ad uno, ricordi che mi stanno soffocando dentro, ricordi che mi stanno distruggendo la mente.
Non sto iperbolizzando, credimi, è semplicemente così.
Eppure... eppure vorrei prenderti per mano, stringerti con dolcezza e dirti ancora che "ti amo", vorrei abbracciarti a me e dirti che ho bisogno di te, che sto crollando senza di te, che ho bisogno delle braccia di quell'uomo che mi amava, che ho bisogno dei suoi modi di fare che mi irritavano, che ho bisogno della sua pazzia, che ho bisogno delle lacrime di gioia, che ho bisogno della sua voce, di ogni minimo suono che le corde vocali del suo cuore producono, che ho bisogno di vederlo felice accanto, accanto a me... perchè sono egoista lo so, perché il vederti  mentre stringi la mano di un'altra donna mi farebbe morire, trafitta da mille illusioni e voci, perché io mi sento morire già da adesso, pensandoti con un'altra vicino, con un'altra che chiami "amore", con un'altra che non saprà mai di me.
Che forza ha una montagna quando non è fatta di roccia? E un fiume, quale freschezza e leggerezza regalerebbe se non fosse fatto d'acqua?
E che amore potrei mai provare io quando ho il cuore legato segretamente al tuo, che amore potrei mai vivere?

Respiro.
Sbuffo.
Respiro.
Sorrido.
Muoio, per l'ennesima volta.
Non ho più voglia respirare, sbuffare, sorridere e probabilmente nemmeno di morire.



giovedì 13 giugno 2013

Return.

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Inizia a non riconoscersi quando legge due libri da 200 pagine, in un giorno.
Ha bisogno di vita, così assorbe la vitalità che si cela nell'inchiostro nero, asciugato dal soffio di una leggera ispirazione, assorbe i sentimenti degli sconosciuti e li fa sbocciare nella sua anima, in attesa, in attesa di una risposta.
Sai che c'è?
Che l'attesa è angosciante, estenuante, distruttiva, sopratutto quando sai che stai aspettando il niente.
Il niente...
Dal niente è cominciato tutto.
Niente, poi un saluto, una chiacchierata, una nottata, due giorni, tre settimane, quattro mesi, e poi si ricomincia daccapo, una vita, due emozioni differenti, e poi daccapo nuovamente, un'eternità e due destini differenti.

Manchi.
Non "le manchi" e basta, ma manchi.
Come manca l'infinito al vuoto, come manca la neve all'inverno, come manca la speranza al sorriso, come manca il cielo alla terra quando tu ci stai in mezzo cercando involontariamente di dividere il loro preistorico amore con la tua indifferenza.
Era così semplice, dopo tutte quelle promesse dire "No"?
Era così semplice sbriciolare l'amore con un semplice "Rimaniamo amici"?
Manchi... manchi davvero, eppure sa che non c'è posto per nessuno dei due in questo presente e probabilmente nemmeno in questo futuro.

Pff. Dopotutto è immatura, questo lo sa, sogna l'impossibile e intralcia il futuro a chi vive con i piedi a terra.
***
Nel mio cuore ho costruito una fortezza indistruttibile. 
Ci siamo io, un probabile te ed una piccola peste.






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E' che coi discorsi seri non sono granchè, ed un addio è un discorso serio.
Ho fatto la parte della responsabile per una settimana, penso sia bastata, no?
Non so stare senza la scrittura, non so stare senza l'amore che continuo a provare per lui, non so stare senza le mie macerie.

Boh, sì, potete dirmi anche "Bentornata", perchè... sono stata in silenzio abbastanza. 

sabato 8 giugno 2013

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Vorrei ringraziare chi mi ha letta con piacere, chi con noia e chi per sbaglio.
Vorrei ringraziare chi mi ha aiutata ad aprire questo blog, e chi mi ha aiutata a chiuderlo.
Vorrei ringraziare chi mi ha incoraggiata a tirar fuori, attraverso la scrittura, le macerie che avevo dentro.

E' ora di prendere queste macerie ed iniziare a costruire il mio futuro.

Un sorriso,
Sara.